logo_francigenaLa Tuscia, dopo la fine del dominio etrusco, comprendeva i vasti territori dell’Alto Lazio e delle aree confinanti di Toscana e Umbria. Terra vissuta e visitata da numerosi popoli, tra il mare, le colline e i laghi, offre tuttora luoghi insospettabili, tutti da scoprire. I tempi e i viaggiatori oggi sono diversi, ma questa regione, ricca di fascino e cultura, accoglie ancora, con grande entusiasmo, idee nuove che si fondono con le tradizioni. A un’ora dal Mar Tirreno delle antiche città etrusche di Tarquinia e Cerveteri, la Tuscia s’insinua tra vari laghi: il leggendario Vico, l’ovale Bolsena, il più grande lago d’Europa di origine vulcanica, il tondo Mezzano, a due passi dalla Toscana, e l’antico Lago Sabatino, oggi denominato Bracciano. Da questo suggestivo contesto trae origine il cammino della Via Francigena o Romea, parte di un fascio di vie, dette anche vie Romee, che conducevano dall’Europa centrale, in particolare dalla Francia, a Roma. I primi documenti d’archivio che citano l’esistenza della Via Francesca risalgono al IX secolo e si riferiscono a un tratto di strada nell’agro di Chiusi, in provincia di Foggia, mentre nel X secolo il vescovo Sigerico descrisse il percorso di un pellegrinaggio che fece a Roma, dove era giunto per ricevere dal Pontefice il “pallium”, e ritornare poi a Canterbury, su quella che già dal XII secolo verrà largamente chiamata Via Francigena. Il documento di Sigerico rappresenta una delle testimonianze più significative di questa rete di vie di comunicazione europea in epoca medioevale, ma non esaurisce i molteplici percorsi alternativi che giunsero a definire una fitta ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei santi. Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba dell’apostolo Pietro era nel Medioevo una delle tre peregrinationes maiores insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela. Per questo l’Italia era percorsa continuamente da pellegrini di ogni parte d’Europa. Molti si fermavano a Roma, altri scendevano lungo la penisola fino al porto di Brindisi e da lì si imbarcavano per la Terra Santa. Una tappa importante prima di giungere a Brindisi era il Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, in provincia di Foggia. Nella maggior parte dei casi i pellegrini seguivano le strade consolari romane. La presenza di questi percorsi, con la grande quantità di persone provenienti da culture anche molto diverse tra loro, ha permesso un eccezionale passaggio di segni, emblemi, culture e linguaggi dell’Occidente Cristiano. Ancora oggi sono rintracciabili sul territorio le memorie di questo passaggio che ha strutturato profondamente le forme insediative e le tradizioni dei luoghi attraversati. Un passaggio continuo che ha permesso alle diverse culture europee di comunicare e di venire in contatto, forgiando la base culturale, artistica, economica e politica dell’Europa moderna. E’ nota la frase del poeta Goethe secondo cui la coscienza d’Europa è nata sulle vie del pellegrinaggio. A partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” assumendo, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale.

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